Il mostro di Milano: Antonio Boggia, l'assassino di via Bagnera
Prima puntata
In questo articolo ci occuperemo di un altro fosco episodio di cronaca nera
successo a Milano: la trista vicenda del primo assassino seriale italiano (con certificazione
di origine controllata e protetta)
I film americani hanno rovinato l'immaginario dei delinquenti italiani. Difendiamo le sane tradizioni italiche! |
La
mattina dell’ 8 aprile 1862 un mesto corteo percorse le vie della città. Il
corteo, formato da un carro coperto da
un'intelaiatura di stoffa nera e dalle carrozze degli alti funzionari del
Tribunale e dei rappresentanti della commissione carceraria, si diresse in uno
spiazzo, gremito da una folla curiosa e feroce, poco fuori la città, tra i
bastioni di Porta Ludovica e di Porta Vigentina. Questo infatti era il luogo scelto, dopo un
processo che aveva suscitato grande clamore presso l’opinione pubblica, per l’esecuzione
dell’ultima condanna a morte di un civile a Milano in tempo di pace: quella del
capomastro Antonio Boggia, il mostro di via Bagnera.
Via
Bagnera è un vicoletto del centro storico di Milano, tanto stretto che le
macchine non riescono a passare. Un
vicolo misterioso che da via Santa Marta arriva, dopo un percorso assai tortuoso
(come la mente di certi criminali), in via Nerino nei pressi di via Torino e di
piazza Duomo. Qui al numero 8 e al
numero 10 abitava e aveva il proprio ufficio
il Nostro serial killer di cui ho il
fosco privilegio di parlarvi.
Preludio:
piccoli serial killer crescono
Originario
di Urio, in provincia di Como, il Boggia ebbe nel 1824, all'età di venticinque
anni, il suo battesimo di fuoco con il crimine a causa di una denuncia per truffa
e di numerose cambiali non pagate. Fuggito
in Piemonte, finì alla sbarra a causa di
una rissa e di un tentato omicidio. Evaso fortunosamente dal carcere, il buon
Boggia tornò a Milano facendosi assumere al comando militare austriaco in veste
di fuochista.
Dopo
la sua turbolenta gioventù il Nostro parve trovare una certa stabilità tanto
che nel 1831 si sposò e andò a vivere in via Nerino, a due passi dal vicolo
della Bagnera.
Il
Boggia sbarcava il lunario facendo il muratore o piccoli lavori di carpenteria
e, assiduo frequentatore della vicina chiesa
di San Giorgio al Palazzo, aveva la fama di buon cristiano timorato di Dio.
L’esordio:
il caso Angelo Ribbone
Il
mite Antonio cominciò a uccidere nell'aprile del 1849. Il dubbio onore di
essere la sua prima vittima toccò ad Angelo Ribbone, che il Boggia aveva
generosamente assunto in qualità di aiutante.
In
modo assai ingenuo, in un momento di
spensierata e sconsiderata fiducia verso il prossimo, il malcapitato aveva confessato
al Nostro di aver depositato presso una
cugina la non trascurabile cifra 1400 denari.
Al
resto pensò la perversa creatività del Boggia: il buon Ribbone, attirato con
una scusa in cantina, fu ucciso a colpi di ascia. Il corpo fu smembrato e sepolto
direttamente lì in cantina. Poco igienico? Macabro? Certo ma se guardi anche queste cose non fai più niente.
Grazie alla complicità di falsi testimoni e di notai dalla moralità elastica il Nostro ottenne poi un mandato per farsi consegnare dalla cara cugina i denari del poveretto. Giuda aveva ucciso per molto meno.
Grazie alla complicità di falsi testimoni e di notai dalla moralità elastica il Nostro ottenne poi un mandato per farsi consegnare dalla cara cugina i denari del poveretto. Giuda aveva ucciso per molto meno.
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