La Compagnia della Teppa: come divertirsi nella Milano dei nostri nonni

Prima puntata

I sani divertimenti di una volta, quando non c'era la Tv e internet

In questa nuova puntata del blog ci occuperemo della Compagnia della Teppa cioè di una società nata all’inizio dell’800 che riuniva giovani scapestrati desiderosi di divertirsi smodatamente. 
Con i drughi usiamo un pò il gulliver

Gli aderenti alla Compagnia amavano così tanto gli innocenti trastulli che proprio da loro deriverebbe poco onorevole termine di “teppista”.
 
Dizionario Paravia del 1897. Noi in questo articolo faremo riferimento alla seconda accezione del termine

Sulla Compagnia della Teppa non esistono fonti storiche certe, nonostante siano numerosi gli articoli di giornali e i siti di curiosità locali che di tanto in tanto rispolverano l’argomento e lo presentano in veste sensazionalistica come astrusa curiosità storica al fine di strappare con qualche decina di righe un sorriso ai loro distratti lettori.
Ultime curiosità localiiii!

Come potevamo noi mancare questo appuntamento con la Compagnia della Teppa? Siamo sicuri però di aggiungere qualcosa di significativo al tema per i nostri devotissimi lettori grazie alla nostra vastissima scienza.

Il nostro aiutante
Noi mentre prepariamo un nuovo blog post.
 

















La storia della Compagnia della Teppa


Scugnizzi del Nord

La fonte principale sulla  Teppa è il romanzo storico Cento Anni scritto nel 1859/1864 dallo scrittore milanese Giuseppe Rovani. 
Oltre a Rovani sulla Teppa esistono solo pettegol...pardon  un'affermata tradizione orale

Il Rovani per spiegare la nascita della Compagnia azzarda un’ipotesi sociologica: essa deriverebbe dalla smania di azione di tanti giovani turbolenti che dopo aver assistito da bambini alle imprese napoleoniche, diventati ormai grandi, si trovarono nella calma del mondo post-rivoluzionario.
 
Della stessa opinione di Rovani è l'entomologa brasiliana Rigoberta Santos Oliveira
La Teppa nacque ufficialmente nel 1817 e aveva per quartier generale Villa Simonetta. La villa divenne presto celebre per le cene e per le feste che finivano in danze e in orgie. I turbolenti partecipanti di questi sani passatempi venivano etichettati come “balabiott” cioè quelli “che ballano nudi” che metaforicamente  indicava il comportarsi come degli scemi anche se non si può certo escludere che a volte ciò avvenisse anche in senso letterale.
Ballare nudi è un uso invalso ancora oggi come si può benissimo notare in questa foto

Talvolta i teppisti facevano anche qualcosa di utile: la Teppa sfruttava le sue squadracce armate di bastoni anche per fare giustizia, sommaria ovviamente.
 
La Giustizia da cieca con la Teppa divenne satirella e un pò scema

La Teppa con il suo notturno bastone divenne il terrore di faccendieri, di funzionari pubblici corrotti, di padri padroni e di tutti quei mascalzoni notori ma non legalmente perseguibili.
"Per noi della Teppa conti come il due di bastoni"

La Compagnia però praticava assiduamente anche un secondo tipo di giustizia: quella alla cieca. Essa consisteva principalmente nella scelta casuale appunto di un passante che per gli imperscrutabili motivi della Dea Fortuna sembrava meritevole di essere mandato a casa pieno di lividi.
La Fortuna invece da bendata divenne balorda

Tra questi giovini dediti alla baldoria e al fracasso, si distingueva un certo Mauro Bichinkommer, di origine svizzera che si dilettava a falsificare ogni genere di firma e documento. Grazie alla sua non comune abilità e al suo ingegno birichino, il monellaccio realizzò diverse burle alle spese di nobili, chierici e autorità varie con spirito nero e mendace. 
 
Dolly, una pecora falsificata

Uno delle bravate più famose che i teppisti compirono per svagarsi fu però quella denominata “Il lancio della guardiola austriaca nel Naviglio”. 

Interrogato dall’imperatore il generale Radetzky stesso ammise “Chi nell’esercito austriaco non conosce Il lancio della guardiola nel Naviglio?”

Quei simpatici goliardi della Teppa, colta l’occasione di una notte così piovosa che la sentinella si era messa al coperto, presero la guardiola e la gettarono con grande dimestichezza nel naviglio. La sentinella che temeva l’acqua piovana, si trovò immerso nel più umido dei quattro elementi. Dalla doccia al bagno.
Una doccia dopo una lunga giornata di lavoro  è proprio ristoratrice

La polizia austriaca però lasciava correre e non cercava di fermare i nostri buontemponi perché come ipotizza azzardatamente il Rovani “a lei premeva di deviare la gioventù dalla serietà della vita; e godeva che si fiaccasse nella corruzione e nel disordine”. 

"In fondo sono ragazzi..."
Tolleranza che durò fino un’ impresa così temeraria e scandalosa che costrinse l’autorità austriaca ad intervenire e sciogliere la Compagnia: si tratta della cosiddetta “avventura dei nani” ovvero “ratto dei besios” che racconterò ampiamente nella prossima puntata.

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