Le avventure dello Spritz ovvero chi non beve con me, peste lo colga!
In questa foto si vedono delle appestate totalmente ignare dell'oscuro male che le ha colpite. Intanto bevono spritz alla faccia dei lebbrosi |
Dopo il Negroni sbagliato è la volta di occuparci del buon vecchio Spritz.
Lo Spritz è il re incontrastato degli apericena
nonostante nessuno sappia quale sia la vera ricetta. Per alcuni un patetico surrogato
di un vero cocktail, per altri una bevanda geniale che sta su tutto e non
impegna. Comunque la pensiate, eccovi l’autentica e unica storia dello Spritz
che potete rivendervi al primo aperitivo.
Molti dissertano con sicumera sulla sua ricetta
originale sostenendo che solamente alla versione preferita si possa degnamente rendere un culto devoto. Queste
stesse persone riservono per tutte le altre versioni dello Spritz un snobistico
disprezzo considerandole poco più che miseri
succedanei. Più strano e misterioso è il liquido rosso aggiunto più fa figo. Quindi
di solito su questo punto si accendono fanatiche dispute con gli adepti di altre fedi alcoliche.
In realtà come ha notato qualcuno prima di me lo Spritz “è sempre stato bevuto da generazioni di italiani in libera uscita la
domenica mattina alla bocciofila di quartiere senza per questo tirarsela
particolarmente. Lo spritz è un flagello di questi ultimi anni; prima di
diventare una bevanda endemica ha avuto il suo pubblico di aficionados,
soprattutto nel Nord-Est.”
Del dilagare della bevanda (secondo le
statistiche un italiano su 10 la beve) il colpevole sarebbe stata “una nota azienda che da anni produce spot
molto colorati in cui una turba di giovani metropolitani ambosessi si versa
ettolitri di spritz in preda a convulsioni presessuali su un motivo
orecchiabile.”
Quando nasce allora lo Spritz?
Il nome
viene dal tedesco spritzen, che più o meno significa spruzzare/iniettare. Pare
che i primi a farne uso e abuso siano stati i soldati austriaci che in Italia
avevano difficoltà a reggere il vino. Ebbero quindi la brillante idea di diluire
il buon vino italiano con l’acqua
frizzante. Ancora oggi nell’asburgica Trieste lo Spritz è il vino mescolato ad
acqua minerale.
Lo Spritz contemporaneo però è un’altra cosa.
L’aggiunta dell’amaro è tipicamente italiana e nazionalizza
una bevanda di origine tedesca. Per molto tempo lo Spritz rimase un cocktail
tipico del Veneto: non più solo vino a acqua frizzante, non ancora prosecco e
Aperol. La ricetta variava, ma in genere per un terzo era costituito da vino
bianco fermo, per un terzo acqua minerale e per un terzo da Bitter Campari, Cynar
o altro amaro a scelta. Il conoscitore ad esempio non mancherà di far notare
che a Venezia allo Spritz si aggiunge il misterioso Select.
Secondo lo storico dell’alimentazione Alessandro Marzo Magno in “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato ilmondo” lo Spritz moderno sarebbe nato in un anno compreso fra il 1952 e il 1979.
In un libro pubblicato nel 1979 dalla nobildonna
veneziana Mariù Salvatori de Zuliani, che riprende vecchi quaderni di famiglia,
si legge infatti: “Aperitivo spritz /casa Zanotto usanza padovana. Stoquà el
saria l’aperitivo tradizional de la zente veneta, tanto in uno dei bar e ne le
case de campagna: 1 goto de vin bianco, ¼ de bicèr de un amaro qualsiasi (desso
se pol metar per esempio: Cinar, china, bitter) e scorzeta de limon. Ghe ze
anca de quei ghe zonta el ‘golosezzo’, ossia un giozzetto de gin, opur un’uliva
impirada in t’un stecadente, per far più spetacolo e darghe a sto aperitivo modesto
una certa qual aria de nobiltà”.
La nobildonna danese Mildrid Larsson "La dose minima di spritz per stare in piedi con decoro la mattina è tre calici" |
Secondo la più recente ricetta ufficiale
dell’Iba, la International Bartenders Association, lo Spritz si fa con 6
centilitri di prosecco, 4 centilitri di Aperol, uno spruzzo di soda.
L’Aperol, presentato per la prima volta alla
Fiera campionaria di Padova nel 1919, è ottenuto per infusione in alcol di
arancia ed erbe tra cui il rabarbaro e radici.
Il consumo dell’Aperol fu lanciato negli anni ’60 da una
pubblicità in cui un uomo corpulento e
smemorato si dava una botta sulla fronte
esclamando “Ah, Aperol!, un nome che non si dimentica” a cui era aggiunta la
chiosa “L’Aperol è l’aperitivo leggermente alcolico per chi ha il senso della
misura. Amato dagli sportivi si consuma liscio o con un po' di selz”. L’Aperol a questa altezza cronologica non faceva ancora rima con Spritz.
Negli anni
'80, gli anni della Milano da bere, la
sua fama cresce ulteriormente grazie a una pubblicità ancora più ardita in cui
una donna in carriera raggiunge in moto gli amici in un bar di Miami mentre
dice “Non so voi, ma io bevo Aperol”.
L’Aperol si trasforma nel classico liquore
complementare allo spritz all’inizio degli anni Duemila grazie alla campagna
pubblicitaria creata da Campari che
aveva acquistato l’azienda padovana nel 2003.
Degna di nota infine è l’eccentrica iniziativa
dello chef Ferran Adrià che ha creato lo Spritz destrutturato, consistente in
un bicchiere di Prosecco in cui sono annegate delle piccole sfere di Aperol
(dette caviale di Aperol). Forse si possono esplorare nuovi orizzonti
anche in maniera diversa.
Pochi sanno inoltre che il colore rosso dell'Aperol è dato dall'uso di coloranti naturali estratti dalla cocciniglia (un insetto fitofago) e che di conseguenza lo Spritz è escluso da una dieta rigidamente vegetariana.
Non mi resta di dire altro se non che chi beve Spritz, lieto
sia.
PS. Non per forza con uno Spritz, anche un Cynar va bene per vincere il logorio della vita moderna.
PS. Non per forza con uno Spritz, anche un Cynar va bene per vincere il logorio della vita moderna.
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