La verità, per favore, sul Lazzaretto di Milano


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Gli autori di questa collezione di elzeviri digitali chiamati articoli di blog ritengono come Luciano di Samosata che nella vita del dotto e del dandy ci siano momenti in cui è utile distrarre la mente con qualcosa  che alleggerisca il fardello della vita quotidiana. Mi piace pensare che voi cari lettori possiate trovare giovamento da queste mie righe. Il balsamo che userò per alleviare le vostre pene oggi si chiama: Lazzaretto di Milano.

Da seppur vaghi e lontani ricordi scolastici è probabile che molti di voi ricordino le lunghe e appassionanti pagine che Alessandro Manzoni dedica alla peste del 1630 a Milano. Una vera letizia per ogni studente di liceo.  È altresì probabile che fra di voi i più forti consumatori di omega 3 (da quando ho saputo che omega 3 rafforza la memoria cerco di consumare il più possibile cibi che lo contengono anche se non ricordo dove l’ho letto) ricordino che Renzo e Lucia si ritrovarono a Milano al Lazzaretto . Ma che cos’era questo sì mirabile edificio? Dov’era? Cosa ne rimane? 10 fatti e verità incontrovertibili e curiose sul Lazzaretto di Milano
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Siate felici, che avrei potuto raccontarvi 80, 100, 1000 aneddoti sul Lazzaretto, non solo 10
 
1.       Il Lazzaretto fu progettato da due architetti di nome Lazzaro, il notaio e finanziatore Cairati e l’architetto Palazzi (mai nome fu più appropriato per chi esercita la professione di “costruisci edifici”). Il nome lazzaretto potrebbe avere due origini. La prima si riferisce al Lazzaro evangelico, protettore degli appestati. La seconda a un’isola della laguna di Venezia adibita a ricovero di pazienti e merci provenienti da luoghi infetti, dove sorgeva la chiesa di Santa Maria di Nazareth. Lazzaretto deriverebbe quindi dalla storpiatura di Nazareth (passando per nazaretto).

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Lazzaretto polinesiano

2.       In origine il Lazzaretto aveva un fossato che lo separava dal resto della città. Il fossato fu poi ricoperto nell’Ottocento quando ormai il lazzaretto fu trasformato da un’iniziativa di urbanistica spontanea nata dal basso in un quartiere residenziale shabby chic con numerose attività artigianali affacciate direttamente sulla strada. Se mi chiedete che fine abbiano fatto gli alligatori che con ogni probabilità popolavano il fossato proprio non lo so. Probabilmente sono finiti nelle fogne della metropoli, ma questa forse è solo una leggenda che mi sono inventato adesso. Forse

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Il mio amico Gena, il coccodrillo

3.       In origine il Lazzaretto era un quadrato di metri 370 per 378 con un’area di quasi 14 ettari o 200 pertiche quadrate se preferite appena fuori dalle mura e non lontano da Porta Orientale l'attuale porta Venezia. Il perimetro correva lungo le attuali vie di San Gregorio, Vittorio Veneto, Buenos Aires e ovviamente Lazzaretto. L’area fu edificata nell’Ottocento secondo una maglia ortogonale creando un quartiere popolare ad alta densità abitativa.

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4.       Con il Lazzaretto centrano anche le patatine. Al centro del Lazzaretto era posta la chiesa di San Carlo che resiste tutt’ora. Secoli dopo la chiesa dette il nome una nota azienda che produce patatine che aveva la prima sede in via Lecco, a pochi metri dalla chiesa.

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Carla, 26 anni, residente in via Lecco "Il mio fidanzato mi chiama spesso patatina"
5.       Quando nel 1880 circa fu decisa la definitiva demolizione dell’edificio, già pesantemente dameggiato dalle ingiurie del tempo e dell’uomo, 24 colonne del porticato furono portate nel giardino della Villa Bagatti Valsecchi dove ancora oggi è possibile passeggiare meditando sui grandi misteri della vita.
6.       In via San Gregorio è possibile vedere 5 delle 280 casette per accogliere i malati che correvano lungo tutto il perimetro del Lazzaretto. Negli anni Settanta (avrei potuto nel 1974 ma le date mi annoiano e quindi non lo dirò) queste venerabili vestigia del passato ospitano la Chiesa Russa Ortodossa di San Nicola. Cito dal sito della chiesa stessa “Il devoto pellegrinaggio è provocato da un'icona, sistemata nel piccolo santuario di legno oltre il giardino che, di tanto in tanto, l’ultima volta nel 2011, piange lacrime accompagnate da un intenso profumo di rose.” 


7.       Il 9 luglio 1797, in occasione della festa della Repubblica Cisalpina, il Lazzaretto venne ribattezzato Campo della Federazione. In tale occasione le autorità ritennero bello e di buon gusto sventrate parte dell'edificio per permettere l'accesso della popolazione durante la festa e consentire il passaggio delle truppe. Le decorazioni furono distrutte nel maggio del 1799 quando turbe di cosacchi si accamparono all’interno abbeverando i loro cavalli alle fontane.

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Onesti divertimenti del dopolavoro cosacco
8.       Il Lazzaretto centra con il lotto. Qui di seguito i numeri estratti: 288 camere di 8 braccia per 8 braccia ciascuna (4,75 m); 280 di queste venivano usate per gli infermi, mentre le altre 8 (4 agli angoli e 4 ai due ingressi) erano riservate ai servizi. Alcuni recenti studi dell’università di Nowhere hanno cercato di interpretare questi numeri rifacendosi alla Cabala. La forma del Lazzaretto invece richiamerebbe la moschea di Omar a Gerusalemme o per lo meno il caravanserraglio di Kashan in Persia. Io però mi limiterei a giocare questi numeri  al lotto.

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280 nero, come la peste
9.       La costruzione del Lazzaretto era inizialmente prevista a Crescenzago, presso la Martesana. Secondo il progetto originale le acque del naviglio avrebbero circondato la struttura permettendo di portare gli infermi per via acquatica. La superficie prevista era di 400 pertiche quadrate il doppio rispetto al Lazaretto effettivamente costruito. Ogni camera sarebbe stata separata dalle altre e avrebbe avuto due finestre, due fori di ventilazione, un piccolo camino e una latrina. Il letto sarebbe stato in paglia, in modo da poterlo bruciare al momento della disinfezione. Il duca Galeazzo Maria Sforza nel 1468 inviò il progetto al Consiglio segreto di Milano che l'approvò, fra le proteste degli abitanti di Crescenzago. La realizzazione fu però rimandata e il progetto fu ripreso con sostanziali modifiche solamente nel 1485.
10.   In via San Gregorio c’è una celebre pasticceria che sostiene di avere il panettone più buono di Milano. Coincidenze? Io non credo.

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Commenti

  1. è sempre un piacere leggere i tuoi articoli. Riesci a coniugare le informazioni con l'ironia di cui sei capace, attenta e garbata. Grazie mille per donare una opportunità di svago intelligente e non banale

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