Teatro alla milanese: Dio te coppa


Teatro alla milanese
Fuori dalla porta e dentro dalla finestra


Oggi parleremo di Edoardo Ferravilla, il maggior interprete e autore del teatro alla e in  milanese alla fine dell’Ottocento e del suo personaggio forse più riuscito, il Tecoppa

Di origini assai modeste  e dall’infanzia non meno tragica e difficile (orfano di madre fu abbondonato dal padre che preferì correre dietro a ballerine, storia degna di Dickens) il Ferravilla fu scoperto come attore dal fondatore del Teatro Milanese, Cletto Arrighi. Il  modo di recitare così naturale e sincero, pieno di motti gustosi e frizzanti, fecero presto guadagnare al Ferravilla i favori del pubblico che lo innalzarono fino al Parnaso.
Teatro alla milanese
Ferravilla (a destra) conversa abilmente con Totò (a sinstra) nel Paradiso degli attori comici

Ben possiamo immaginare qual spensierato sollazzo dovesse procurare al già serioso cittadino ambrosiano  le sue 22 commedie in dialetto milanese in cui venivano narrate le avventure dei suoi sventurati personaggi ”da lui foggiati con felicissima fantasia, trascelti dal mondo milanese del tempo con acuta osservazione e finezza di notazione: el sciur Pedrin, el maester Pastizza, il Massinelli, sciocchissimo frequentatore della “Classe degli asini”, el sur Panera, costretto suo malgrado a duellare  si lamenta che il suo avversario si muova e non si lasci infilzare, il Gigione e infine il più amato da tutti, il Tecoppa.

Il suo nome deriva dall’espressione milanese Dio te coppa, Dio ti ammazzi, che il Nostro è solito proferire sempre e comunque a chiunque a proposito e soprattutto a sproposito. 

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 Raffigurato con aspro realismo come un uomo mezzo calvo, incurvato, dal passo malcerto, vestito con una lunga palandrana nera e una tuba esageratamente lunga in testa, il Tecoppa staziona costantemente all’osteria in compagnia di un bicchiere e di una damigiana di vino.

Misto di furberia e ingenuità popolana, acerrimo nemico del lavoro e di qualsiasi altra attività che non sia il bere e il giocare a carte, dalla parlata lenta e strascicata, Ferravilla nel Tecoppa voleva rappresentare anche un po' se stesso e altri originali personaggi suoi conoscenti, come un certo Giovanni de Toma, fabbro “non troppo istruito ma ricco d'ingegno naturale”.
Teatro alla milanese
Pccoli Ferravilla crescono

In effetti il Tecoppa   rappresenta bene il tipico personaggio ai margini della società urbana di una città come Milano, che all’epoca era sì il conglomerato urbano più moderno d’Italia ma in cui sopravviveva uno spirito autoctono e tradizionale.


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Per i più curiosi ricordo che di Ferravilla (morto nel 1915) esiste un film girato da Luca Comerio nel 1911 e restaurato recentemente. Buona visione!

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