Compagnia della Teppa: l'ultima fatale avventura
Seconda puntata
L'ultima impresa della Compagnia della Teppa: l'avventura dei nani |
Nell’ultimo post abbiamo visto chi fossero i teppisti e a quali sani divertimenti si dedicassero questi terribili monellacci. Tutte le cose hanno un principio e una fine è, visto che il principio l’abbiamo visto l’altra volta, non ci resta che parlare dell’ultima bravata della Compagnia tanto grave che le costò la vita: la cosiddetta “avventura dei nani” o “ratto dei besios”.
Nella storia ci sono stati tanti ratti: quello di Proserpina, di Europa, delle Sabine, dei besios ecc... Questo della foto è un ratto senza proprietario |
Ma cosa fecero i nostri cari
teppisti per fare in modo che le autorità dismettessero il loro atteggiamento benevolmente
tollerante e intervenissero a sciogliere d’imperio
la loro associazione di discoli?
"Quo usque tandem abutere, Teppa, patientia nostra?" Per quanto ancora abuserai della nostra pazienza o Teppa? |
I “besios” era il nome che nella
Milano dell’epoca veniva dato a quei nani particolarmente tarchiati e nerboruti
spesso animati da uno spirito violento.
Muscoloso ma non per forza un nanerottolo |
Un giorno il capo della compagnia,
tale barone Bontempo (questi giovani insofferenti a ogni disciplina avevano
un capo, sia pure buontempone, perfetto esempio di eterogenesi dei fini), fu rapito dal demone della
goliardia (non era la prima volta) e propose di catturare tutti i nani della
città e imprigionarli nelle segrete di Villa Simonetta.
Persino nelle celle più piccole i nani riuscivano a restare in piedi |
C’è chi colleziona nani
da giardino di plastica e chi nani in carne e ossa, perché farla tanto lunga?
Il capo dei
nani catturati era un certo Gasgiott, un nano del tipo “besios”, robusto, forte
come una quercia e talmente arrabbiato che non nascondeva, dopo giorni di
prigionia, il proposito di uccidere
tutti i teppisti, gli fosse solo capitata l’occasione.
Essere in cattività aveva reso il nano proprio cattivo.
Il Conte di Montecristo approva i nobili propositi del nano Gasgiott. Perdonare è bene vendicarsi è meglio |
L'incredobile Hulk si arrabbia incredibilmente tanto. Gli servirebbe un corso psicologico sulla gestione dei conflitti e dei rapporti interpersonali |
Per placare
i bollenti spiriti del nano e dei suoi dodici altrettanto incavolatissimi
compagni (dodici come gli apostoli, solo meno animati da spirito cristiano) i teppisti promisero di offrire loro un’intera notte con un gruppo di
meretrici di lusso o di donne da conio come dicono i poeti.
Le nuvole
che offuscavano la mente dei nostri amici diversamente alti parvero per un
momento diradarsi. Uomini di piccola statura forse ma di grandi vedute e
altissimo profilo morale.
Cosa poteva infatti andare storto? Fin qui
la storia sembra anzi una cosa pulita, edificante persino, fatta eccezione forse per qualche parolaccia di troppo da parte
del Gasgiott.
Una festa organizzata dai teppisti è come giocare sui binari dell'alta velocità. Cosa può andare storto? Sono dritti... |
Il problema era che le signore portate dai teppisti in sacrificio ai nani
non erano prostitute né di professione né per hobby.
I Teppisti, scellerati, chiamarono infatti le signorine in età da marito delle famiglie più altolocate di Milano. Vi sembra una differenza da poco? Non direi.
I Teppisti, scellerati, chiamarono infatti le signorine in età da marito delle famiglie più altolocate di Milano. Vi sembra una differenza da poco? Non direi.
Le care
fanciulle furono convinte a venire a Villa Simonetta, sede della
Compagnia della Teppa, con la promessa di una festa con uomini ricchissimi e
importanti, occasione cioè in cui minore era la probabilità di non conoscere
l’uomo della propria vita, l’agognato principe azzurro, un uomo gentile,
intelligente, sensibile.
Quello che le malcapitate con grande
disdoro trovarono fu però la sporca dozzina dei nani grottescamente travestiti da
nobili aristocratici. Quale amara disillusione! Che brusco risveglio dai dolci sogni d'amore!
L’abito non fa il monaco né un bel
vestito fu certo sufficiente a nobilitare l’animo dei nostri besios che
cedettero senza troppe resistenze
all’animale che era dentro di loro approcciando in modo molto diretto e
spontaneo quelle beltà in piena fioritura.
Non si può certo dire che la loro corte fosse discreta e galante mentre possiamo ben immaginare quanto le loro advances fossero apprezzate dalle raffinate mademoiselles.
Non si può certo dire che la loro corte fosse discreta e galante mentre possiamo ben immaginare quanto le loro advances fossero apprezzate dalle raffinate mademoiselles.
Solo l'intervento tempestivo dei
teppisti, che bastonarono i nani e fecero fuggire le fanciulle, evitò che le
molestie evolvessero in qualcosa di
irreparabile, rinverdendo così il mito di Perseo che liberò Andromeda dal Mostro Cefeo, o quasi.
La polizia non tardò a scoprire cosa fosse successo e, visto che le
vittime erano appartenenti alle famiglie più in vista e legate direttamente
alle maggiori autorità, si vide costretta a intervenire contro la Compagnia
usando il pugno di ferro. E non certo per le troppe parolacce di Gasgiott.
Pugno di ferro non guanto di velluto |
Decine di membri della Compagnia
furono processati e condannati: alcuni all’esilio perpetuo, altri a prestare servizio
militare.
Fu così che sulla farsa della Compagnia della Teppa calò il sipario. Iniziata come commedia essa finì in tragedia.
Ridi pagliaccio.
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