Compagnia della Teppa: l'ultima fatale avventura


Seconda puntata
L'ultima impresa della Compagnia della Teppa: l'avventura dei nani

Nell’ultimo post abbiamo visto chi fossero i teppisti e a quali sani divertimenti si dedicassero questi terribili monellacci. Tutte le cose hanno  un principio e  una fine è, visto che il principio l’abbiamo visto l’altra volta, non ci resta che parlare dell’ultima bravata della Compagnia tanto grave che le costò la vita: la cosiddetta “avventura dei nani” o “ratto dei besios”.
 
Nella storia ci sono stati tanti ratti: quello di Proserpina, di Europa, delle Sabine, dei besios ecc... Questo della foto è un ratto senza proprietario
Ma cosa fecero i nostri cari teppisti per fare in modo che le autorità dismettessero il loro atteggiamento benevolmente tollerante  e intervenissero a sciogliere d’imperio la loro associazione di discoli?
"Quo usque tandem abutere, Teppa, patientia nostra?" Per quanto ancora abuserai della nostra pazienza o Teppa?

I “besios” era il nome che nella Milano dell’epoca veniva dato a quei nani particolarmente tarchiati e nerboruti spesso animati da uno spirito violento. 
 
Muscoloso ma non per forza un nanerottolo

Un giorno il capo della compagnia, tale barone Bontempo (questi giovani insofferenti a ogni disciplina avevano un capo, sia pure buontempone, perfetto esempio di eterogenesi dei fini), fu rapito dal demone della goliardia (non era la prima volta) e propose di catturare tutti i nani della città e imprigionarli nelle segrete di Villa Simonetta.  
Persino nelle celle più piccole i nani riuscivano a restare in piedi

C’è chi colleziona nani da giardino di plastica e chi nani in carne e ossa, perché farla tanto lunga?
Nani da giardino liberati dal Fronte di liberazione dei nani da giardino, movimento nato a metà anni 90 in Francia ma attivo anche in tutto il Nord Italia. Represso duramente dalla polizia è ancora sporadicamente attivo
Il capo dei nani catturati era un certo Gasgiott, un nano del tipo “besios”, robusto, forte come una quercia e talmente arrabbiato che non nascondeva, dopo giorni di prigionia, il proposito  di uccidere tutti i teppisti, gli fosse solo capitata l’occasione. 
Essere in cattività aveva reso il nano proprio cattivo.
 
Il Conte di Montecristo approva i nobili propositi del nano Gasgiott. Perdonare è bene vendicarsi è meglio

L'incredobile Hulk si arrabbia incredibilmente tanto. Gli servirebbe un corso psicologico sulla gestione dei conflitti e dei rapporti interpersonali

Per placare i bollenti spiriti del nano e dei suoi dodici altrettanto incavolatissimi compagni (dodici come gli apostoli, solo meno animati da spirito cristiano)  i teppisti promisero di offrire loro un’intera notte con un gruppo di meretrici di lusso o di donne da conio come dicono i poeti. 

Le nuvole che offuscavano la mente dei nostri amici diversamente alti parvero per un momento diradarsi. Uomini di piccola statura forse ma di grandi vedute e altissimo profilo morale. 
 
Gli dei hanno sete. Di sangue naturalmente
Cosa poteva infatti andare storto? Fin qui la storia sembra anzi una cosa pulita, edificante persino, fatta eccezione forse per qualche parolaccia di troppo da parte del Gasgiott. 
Una festa organizzata dai teppisti è come giocare sui binari dell'alta velocità. Cosa può andare storto? Sono dritti...

Il problema era che le signore  portate dai teppisti in sacrificio ai nani non erano prostitute né di professione né per hobby.  

I Teppisti, scellerati, chiamarono infatti le signorine in età da marito delle famiglie più altolocate di Milano. Vi sembra una differenza da poco? Non direi. 
 
Anche Valeria Marini viene da una famiglia altolocata sebbene non sia più in età da marito

Le care fanciulle furono convinte a venire a Villa Simonetta, sede della Compagnia della Teppa, con la promessa di una festa con uomini ricchissimi e importanti, occasione cioè in cui minore era la probabilità di non conoscere l’uomo della propria vita, l’agognato principe azzurro, un uomo gentile, intelligente, sensibile. 
 
Il principe azzurro non il signor Barbablù
Quello che le malcapitate con grande disdoro trovarono fu però la sporca dozzina dei nani grottescamente travestiti da nobili aristocratici. Quale amara disillusione! Che brusco risveglio dai dolci sogni d'amore!
 
La spoca dozzina: un film già visto
L’abito non fa il monaco né un bel vestito fu certo sufficiente a nobilitare l’animo dei nostri besios che cedettero senza troppe resistenze  all’animale che era dentro di loro approcciando in modo molto diretto e spontaneo quelle beltà in piena fioritura. 

Non si può certo dire  che la loro corte fosse discreta e galante mentre  possiamo ben immaginare quanto le loro advances fossero apprezzate dalle raffinate mademoiselles.
Il miglior modo di resistere alle tentazioni è cedervi.

Solo l'intervento tempestivo dei teppisti, che bastonarono i nani e fecero fuggire le fanciulle, evitò che le molestie  evolvessero in qualcosa di irreparabile, rinverdendo così il mito di Perseo che liberò Andromeda dal Mostro Cefeo, o quasi.
Il bastone castigamatti in azione 

La  polizia non tardò a  scoprire cosa fosse successo e, visto che le vittime erano appartenenti alle famiglie più in vista e legate direttamente alle maggiori autorità, si vide costretta a intervenire contro la Compagnia usando il pugno di ferro. E non certo per le troppe parolacce di Gasgiott.
Pugno di ferro non guanto di velluto 

Decine di membri della Compagnia furono processati e condannati: alcuni all’esilio perpetuo, altri a prestare servizio militare.

Fu così che sulla farsa della Compagnia della Teppa calò il sipario. Iniziata come commedia essa finì in tragedia.
Ridi pagliaccio. 




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