Panettoni: le 3 armi usate da Alemagna per perdere insieme a Motta


Seconda puntata 



Questa settimana ritorniamo ad occuparci dell’epica battaglia a colpi di panettone fra Motta e Alemagna.
Ceo della Motta battuto dalla concorrenza 


L’Alemagna fu fondata da Gioacchino A. nel 1919  come negozio di pasticceria in via Paolo Sarpi, quartiere ai tempi popolare e periferico, l'attuale Chinatown.
D&G, mi insegnate a mangiare il panettone con le bacchette? 

La produzione di Alemagna si concentrò sulla qualità dei prodotti prima che sulla quantità tanto da trasferirsi in poco tempo in una zona più centrale della città: piazza Duomo. 

Il duomo di Yamossoukro in Costa d'Avorio non è in posizione centralissima 


Vetrine scintillanti in diretta concorrenza con l’altro astro della pasticceria milanese, Motta, che aveva il suo negozio non lontano.


Mentre Alemagna puntava sulla raffinatezza e ricchezza dei prodotti e della clientela, la Motta avviava la produzione di massa del panettone trasformando la ricetta tradizionale con l’aggiunta di uova e burro. 
"Aggiungiamo del burro, al Panettone?" 


Il panettone tradizionale ( basso e dalla pasta compatta) si trasformò in un giovanotto alto, bello, disinibito e famoso in tutto il mondo  
Motta, panettone Motta 


Il simbolo dell’Alemagna (un Duomo stilizzato a forma di A o una A stilizzata a forma di Duomo?) cominciò a imporsi al grande pubblico negli anni ‘50 quando la ditta si staccò dalla precedente visione di pasticceria artigianale di qualità per iniziare invece la produzione industriale di massa: se nel 1937 nella ditta lavoravano 8 operai, nel 1954 essa ne contava ben 2500.

La concorrenza con l'antica rivale Motta divenne sempre più accanita, peggio di una partita di Monopoli fra amici.
Ho pescato la carta imprevisti: sparatoria 

L'Alemagna e la Motta si rincorsero e si scavalcarono di continuo alla ricerca di nuove idee e di nuovi modi per risvegliare nel pubblico il desiderio smodato ed efferato di dolci. Contenti i dentisti, eh.
I dolci, come la pizza, sono più gustosi se mangiati con le mani


Le armi usate furono numerose, da quelle più convenzionali a quelle di distruzione di massa. Meno male che le due rivali si dedicavano ai dolci natalizi e non alle armi “fine di mondo”.
Disastro nucleare in uno stabilimento di panettoni 

L’elenco parziale dei crimini di guerra è questo:

1 Un  esercito di prodi automezzi con il marchio delle due ditte cominciò a  muoversi di continuo per tutta la penisola e anche all'estero, a guisa di cartelloni pubblicitari mobili.
La campagna di Russia per vendere panettoni


2 Nuove aperture di negozi decise semplicemente per rispondere ad una analoga scelta compiuta dal concorrente, anche a costo di effettuare investimenti che si sapevano improduttivi in partenza.



3 La lotta a colpi di slogan pubblicitari, che vide sfidarsi l’agguerrito  "Non c'è Natale, se non c'è Motta" con un non meno nerboruto "Si scrive Natale, si pronuncia Alemagna". 
"Si scrive vacanza si legge compiti" 

Spot dell'Alemgna che un esperto del settore (Matteo Pederzolli) ha definito come esempio tipico di spot "confuso  e satanico"

La lunga ed estenuante guerra tra le due aziende non ebbe tuttavia un vincitore: sia la Motta sia l’Alemagna furono acquistate dallo Stato. Il terzo gode sempre.
E persero tutti  felici e contenti

Nel 1970 il 50% del pacchetto azionario dell'azienda venne acquistato dall’Iri insieme ai suoi 120 autogrill.
Ma il pacchetto azionario che cos'è? È fisicamente un pacchetto, o no? 


Se oggi il marchio Alemagna è di proprietà della Bauli, nel 2007 i nipoti di Alberto Alemagna hanno fondato a Milano la società T'a Milano che si avvale del ricettario storico Alemagna.

Ricettario che comprende i Krapfen 


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