Il panettone: il re di Milano
Che siate amanti del pandoro, che odiate i canditi oppure che rifuggiate i
fasti consumistici natalizi non potete in ogni caso ignorare la storia del panettone, dolce simbolo di Milano e del Natale tout court.
Tipici panettoni di Milano, diffusi ormai in tutta Italia |
La parola panettone è una contraddizione in termini: essa infatti è composta da panetto (piccolo pane) e dal suffisso -one che trasforma il senso in "panetto grande".
L’origine del dolce non è chiara e come nostro solito non riporterò le
astruse e improbabili teorie degli storici ma seguirò il mito in cui credo con
il consueto dogmatismo e disprezzo per il rigoroso lavoro degli studiosi antichi
e moderni.
Leggenda numero 1
C’era una
volta un giovane di nome Ughetto. Fine della storia. Scherzo.
Ugo, amava molto Ughina |
Il giovane era il rampollo di una delle famiglie più nobili della Milano dell'epoca: i Ferragnez. No. Gli Atellani.
Persino le famiglie migliori hanno i loro rampolli |
Ughetto era innamorato della bellissima Adalgisa,
figlia di un umile fornaio.
Pulire i pavimenti, che passione! Grazie papà. |
Gli affari del padre della ragazza non andavano
molto bene pertanto Ughetto si fece assumere come garzone, dopo un periodo di stage non pagato.
Il neoassunto pensò di migliorare il pane aggiungendo burro, zucchero, pezzetti di cedro candito e uova. “Se non hanno pane mangino brioches” si disse il giovane bennato.
La nuova ricetta riscosse grande successo, tanto che tutta la città faceva la coda alla porta del fornaio per avere quel pane.
Il neoassunto pensò di migliorare il pane aggiungendo burro, zucchero, pezzetti di cedro candito e uova. “Se non hanno pane mangino brioches” si disse il giovane bennato.
La nuova ricetta riscosse grande successo, tanto che tutta la città faceva la coda alla porta del fornaio per avere quel pane.
Se non hanno brioches mangino panettone. Ho visto che li vendono anche al Carrefour |
I due giovani si sposarono e vissero felici e
contenti.
Nella nuova reggia potrai lavare e strofinare tutti i pavimenti che vorrai |
Fin qui la
leggenda raccontata da tutti.
Due settimane dopo il padre fornaio chiuse
bottega definitivamente perché il nuovo prodotto, nonostante la lievitazione
dei costi di produzione (è proprio il caso di dirlo) era venduto allo stesso
prezzo del pane “grezzo”.
Avere le mani in pasta negli affari è fondamentale per una corretta lievitazione |
Per pagare i debiti lo sventurato fu
costretto a vendere tutto: la casa, il cascinale, la mucca, il violino, la
scatola di kaki, la radio a transistor, i dischi di Little Tony, la moglie!
E' il black friday: vado a prender moglie |
Il fornaio
finì la sua vita in un ospizio a leggere il romanzo “Papà Goriot” (che narra la storia di un fornaio che pur di garantire un buon matrimonio alle adorate figlie si riduce in miseria e muore dimenticato da tutti) e a ringraziare il genero per la prodigiosa levata d’ingegno che gli aveva consentito di realizzare la passione che a causa del lavoro aveva sempre trascurato: la lettura.
Leggenda numero 2
Ludovico
il Moro, magnifico duca di Milano e fratricida, fra un intrigo di palazzo e l’altro
si annoiava e incaricò il cuoco di corte di preparare un sontuoso pranzo di Natale
per lui e i suoi amici.
Bruto, ti avevo detto di smetterla di giocare con quei coltelli, un giorno potresti ferire qualcuno |
Il cuoco, fra un
intrigo di palazzo e l’altro, dimenticò il dolce nel forno che si carbonizzò.
Toni, misero sguattero delle Magnifiche Cucine Ducali, propose una soluzione. Portare in tavola un dolce che aveva preparato clandestinamente la mattina stessa con quanto era rimasto in dispensa: farina, burro, uova, scorza di cedro e un pò di uvetta.
Toni, misero sguattero delle Magnifiche Cucine Ducali, propose una soluzione. Portare in tavola un dolce che aveva preparato clandestinamente la mattina stessa con quanto era rimasto in dispensa: farina, burro, uova, scorza di cedro e un pò di uvetta.
E' carbonizzata. Mica posso dirgli che è una torta al cioccolato.... |
Il cuoco a malincuore acconsentì.
«L'è 'l pan del Toni» lo presentò il cuoco, per pararsi le terga nel caso al suo signore fosse dispiaciuta la novità.
Da allora il dolce è il "pane di Toni", ossia il "panettone"
«L'è 'l pan del Toni» lo presentò il cuoco, per pararsi le terga nel caso al suo signore fosse dispiaciuta la novità.
Da allora il dolce è il "pane di Toni", ossia il "panettone"
Toni, grazie alla sua fantasia e intraprendenza divenne campione mondiale. |
Sequel.
Fra gli ingredienti usati da Toni mancava un elemento fondamentale e molto
comune per la cucina di corte del periodo: l’arsenico.
Il magnifico duca pur apprezzando le
qualità alimentari del dolce non poteva non essere fortemente deluso dai risvolti
politici della vicenda che lo costringeva a rimandare una certa congiura che
aveva macchinato da tempo.
Buono eh, intendiamoci però... |
Il duca condannò quindi a morte il cuoco e lo stesso Toni
per “negligenza e sabotaggio di intrallazzo”, sentenza da eseguirsi immediatamente.
Grazie agli sforzi degli avvocati e all'infinita e munifica generosità del duca si riuscì a rimandare la sentenza di due ore.
Grazie agli sforzi degli avvocati e all'infinita e munifica generosità del duca si riuscì a rimandare la sentenza di due ore.
"Figliolo qual'è il suo ultimo desiderio?" "Un panettone" |
Ludovico il Moro mai avrebbe però pensato che il panettone lo avrebbe, secoli dopo, spodestato dal suo trono ducale diventando re di Milano.
Embè e questo chi sarebbe? Ludovico il Moro, re di Milano? |
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